Negli ultimi anni, abbiamo assistito a una vera ventata di cambiamento in fatto di brand.
Se volessimo elencare tutte le grandi aziende che di recente hanno dato una rispolverata alla loro immagine coordinata, non basterebbe un articolo di blog.
Ma noi ci proveremo comunque!
E magari chissà che non venga anche a te la voglia di fare un intervento di restyling al tuo brand.
Restyling del logo: dovrei proprio?
I tempi sono cambiati, e non è solo un modo di dire. Nuovi dispositivi, nuove tendenze, nuove esigenze di clienti e consumatori. Perché a cambiare non potrebbe essere il tuo marchio? Vediamo insieme le ragioni più comuni che spingono a un restyling del logo.
Non funziona più ovunque: Molti dei marchi che ancora distinguono le aziende italiane sono stati concepiti in tempi lontani, quando ancora non esisteva internet e le uniche declinazioni possibili erano il materiale cartaceo o l’insegna del negozio. Rendere digitale un vecchio logo non è difficile: ma siamo sicuri che basti questo a renderlo attuale e utilizzabile?
Cambiamenti in vista: Da un giorno all’altro potrebbe esserci un cambio di rotta aziendale. Una nuova proprietà, ma anche un nuovo prodotto o una fusione di servizi. Qualsiasi cosa accada, sarebbe bene che anche il logo ne parlasse, per poter comunicare al pubblico la nuova identità aziendale.
L’età che avanza: Semplicemente, il tuo logo potrebbe essere “vecchio”. Demodé, agé, potremmo trovare tanti sinonimi, ma la soluzione resterebbe comunque una sola: cambiare, rinfrescarsi… restyling!
Dalla carta di credito al canale tv: ultimi casi di restyling del brand
Il logo è fondamentale: riconoscibile, adattabile, unico, rappresenta l’identità visiva di un’azienda. Un buon marchio può permettere quel salto da semplice attività a qualcosa di più: da simbolo a brand il passo è breve. Oggi siamo diventati più bravi a dare forma ai valori, per questo sono tante le aziende che si sono prestate a un restyling completo della loro identità. Vediamo insieme i casi più eclatanti degli ultimi mesi:
MASTERCARD: Ci avevano già provato nel 2006, non riuscendoci. 10 anni dopo ecco la soluzione: andare verso una semplificazione. KISS, ovvero Keep It Simple, Stupid: l’English method applicato al design. Quando ora strisciamo la carta, grazie a questo redesign lo facciamo sicuramente con più “classe”.
TIM: L’esempio perfetto di cambiamento e fusione. I più maturi ricorderanno la SIP, che poi divenne Telecom Italia. Da qui iniziò una lunga storia di redesign, fino alla fusione con Tim e al nuovo marchio essenzialista con un appeal più digital. Che la tappa finale sia il 2016?
RAI: Ben 6 restyling storici, il più recente nel 2010. Sono passati appena 6 anni, ed ecco il nuovo rebranding, più geometrico, colorato e moderno. Un esercizio di stile lunghissimo che ha accompagnato la storia di tutti gli italiani. Che si siano finalmente decisi?
D’altra parte è molto difficile abbandonare la vecchia strada per la nuova.
“E se i miei clienti non mi riconosceranno più?” è la domanda che punzecchia le menti dei più restii al cambiamento. Ma talvolta cambiare è necessario. Forse proprio per non rischiare di essere “marchiati” come qualcosa di passato, che non riesce a comunicare più nulla.
*Fonti immagini: Wikimedia Commons