Nell’ultimo mese, sui forum e fra gli esperti seo SERPeggiano diverse voci su un nuovo fantomatico update di Google che sembra stia letteralmente rimescolando le carte in tavola, o meglio, i risultati di ricerca sul web. Non ci sono ancora notizie certe (d’altronde il colosso di Mountain View non ama confermare esplicitamente), ma effettivamente alcuni siti e portali hanno riscontrato qualche fluttuazione nei risultati organici di ricerca.
Del resto, Google aggiorna da sempre i suoi algoritmi allo scopo di migliorare l’esperienza degli utenti. Vediamo rapidamente quali sono stati gli aggiornamenti più importanti degli ultimi anni, e mettiamoli a confronto con le ultime voci di corridoio per capire qualcosa di più su questo misterioso update!
Breve storia degli ultimi Update di Google.
Gli aggiornamenti fanno parte della naturale vita di un motore di ricerca. A noi piace sempre dire che Google è come un bambino: piano piano, imparerà a fare sempre più cose. Ha iniziato gattonando, ma ha poi (neanche troppo) lentamente cominciato a districarsi piuttosto bene tra le pagine web, con le sue gambe forti e soprattutto con sempre maggior intelligenza.
Il 2011, ad esempio, è stato l’anno di PANDA, l’update con il compito di valutare la qualità dei contenuti di un sito, analizzando ad esempio alla navigabilità, alla permanenza su un sito da parte di un utente, la frequenza di rimbalzo. E’ stato l’aggiornamento che più di tutti ha dichiarato guerra ai contenuti duplicati o di bassa qualità (anche in termini di consistenza), e che ha dato manforte nella lotta al keyword stuffing e alla pubblicità invasiva.
In questo senso, però, anche PENGUIN (2012) ha dato il suo contributo, penalizzando le pagine con parole chiave ripetute forzatamente. Il simpatico pinguino, inoltre, è stato programmato anche per controllare i link entranti e in uscita, pratica molto usata per scalara la SERP. Interessante anche l’algoritmo PIGEON, lanciato nel 2014, che ha raffinato le ricerche degli utenti a livello locale.
Il “nuovo” Update Google: FRED.
Fred (così è stato soprannominato da Gary Illyes), secondo i più esperti sarebbe proprio un’evoluzione di PANDA. Ancora una volta, quindi, l’obiettivo di Google sarebbe concentrato a penalizzare le pagine e i siti web che non offrono contenuti di valore all’utente o che, peggio, sono stati concepiti allo scopo di ingannarlo.
A essere colpiti dovrebbero essere proprio quei siti che hanno come focus principale non la soddisfazione di bisogni dell’utente, ma la presenza compulsiva di ads e banner invasivi. In poche parole, la monetizzazione. Chi di noi non ha presente i blocchi di advertising che impediscono la lettura dei contenuti?
C’è chi crede invece che dietro l’operazione si nasconda la volontà di scardinare una delle più recenti piaghe della rete, le tanto discusse fake news. Non a caso, tra le nuove direttive dei Quality Raters, pubblicate proprio di recente da Google, ce ne sono molte dedicate ai contenuti ingannevoli, falsi o che incitano all’odio e alla violenza. Il che si lega a doppio filo con quanto detto prima. A farne le spese, dunque, potrebbero essere tutti quei portali aggregatori di news poco affidabili, mancanti di fonti (ma in compenso abbondantemente farciti di blocchi pubblicitari).
In realtà, le novità così tanto discusse sembrano seguire il filone unico che da sempre Google sbandiera: il miglioramento della user experience. Una cosa è quindi assolutamente certa: non dobbiamo mai dimenticarci che un sito deve essere fatto prima di tutto per l’utente. Non per Google, non per un algoritmo, ma solo e unicamente per il nostro pubblico. E’ in questo senso unico che si muovono tutti gli aggiornamenti del motore di ricerca, ed è in questo modo che gli esperti dovrebbero indirizzare i loro clienti.